Opere Complete, vol. 3
Se nessuna filosofia è mai del tutto caduca, lo è meno di tutte quella di S. Tommaso per l'apertura illimitata dei suoi temi e una fiducia tutta sua propria nel lavoro della mente umana per la ricerca della verità. Così, una volta in possesso delle strutture principali di questo pensiero, si tratta d'individuarne la forza segreta e il principio maestro che la domina e la muove e la può rendere efficace prima e al di là della sistematizzazione dovuta a contingenze storiche o didattiche. A questo scopo dovrebbe un po' servire il presente volume o almeno questa era e resta ancora la mia intenzione. Esso vorrebbe mostrare che la nozione di partecipazione, in cui s'incagliò il pensiero classico e alla quale per una via del tutto opposta ritornò il pensiero moderno, rappresenta nel Tomismo, sotto punti di vista diversi e convergenti, sia il problema speculativo fondamentale tanto nell'ordine della natura come in quello della grazia, sia l'ultimo riferimento dialettico per una fondazione definitiva del problema stesso. Questa risoluzione riesce, nel Tomismo, a incorporare gli elementi perenni del Platonismo di cui si era nutrita l'epoca patristica, trasfigurandoli entro la concezione aristotelica del concreto, per poi elevarsi alla nozione cristiana di creatura.
Avvertenze riguardanti il volume
I dati storici che stanno all'origine della presente opera ci rimandano ai primi lavori di Fabro sul principio di causalità. Nella relazione con cui vinse a Roma il concorso dell'anno 1934 sull'argomento, Fabro proponeva ed esplicitava la formulazione e la fondazione della perseità del principio in questione richiamandosi alla nozione tomista di partecipazione.
La prima stesura del presente scritto fu, in realtà, la tesi dottorale di Fabro, difesa nell'anno 1937 all'Angelicum che, con varie modifiche e aggiunte, fu pubblicata poi nel '39, col titolo: «La nozione metafisica di partecipazione secondo S. Tomaso d'Aquino. Saggio d'introduzione analitica al pensiero tomista». Questa prima edizione del volume aveva come testo guida le parole della VI lez. del Commento di san Tommaso al De Causis, che riportiamo secondo la citazione di Fabro:
Ens dicitur id quod finite participat esse, et hoc est proportionatum intellectui nostro. Cuius objectum est quod quid est, ut dicitur III De Anima; unde illud solum est capibile ab intellectu nostro quod habet quidditatem participantem esse.
Il libro ebbe immediatamente una notevole ricezione negli ambienti specializzati, di cui costituiscono un'eco assai interessante le numerose recensioni. Elenchiamo alcune a modo di documentazione, senza pretese però di completezza: G. Stanghetti, L'Osservatore Romano, 09.07.39; G. Isaye, Nouvelle Revue Theologique, (1940) 367-368; A. Rossi, Divus Thomas, (1940) 545-546; M. Matthijs, Angelicum, (1940) 125-127; M. Bendiscioli, Rivista internazionale di Filosofia del Diritto, (1940) 121-122; C. Carbonara, Logos, (1940) 2; J. Bittremieux, Ephemerides Theologicae Lovaniensis, (1940) 62; J.-B. Lotz, Scholastik, (1941) 390-393; A. Pelzer, Revue d'histoire ecclésiastique, (1942) 602; Santeler, Zeitschrift für katholische Theologie, (1942) 237-238. Uno sguardo veloce ai giudizi di valore, che risparmiamo, rivelerebbe chiaramente l'aprezzamento e la stima che ebbe l'opera fin dall'inizio.
L'opera ebbe ancora due edizioni, nel '50 e nel '63, con notevoli aggiunte e modifiche.
La presente edizione riproduce il testo della terza, ma offre anche al lettore i risultati del confronto con le precedenti, in modo da lasciarlo in grado di avere in mano le diverse varianti (cfr. qui sotto, le avvertenze alle note e le note al testo).
Per ciò che riguarda poi il confronto delle citazioni, sia di san Tommaso, sia di altri autori, abbiamo usato le stesse edizioni con cui lavorò Fabro, e, di solito, perfino gli stessi suoi libri personali, per garantire col massimo grado di certezza possibile la consistenza e serietà dei suggerimenti o delle osservazioni inserite nelle note.
P. Christian Ferraro, IVE
7 marzo 2005