Presentazione
Si racconta che quando San Gaspare Bertoni, fondatore della congregazione degli stimmatini, usciva di casa alla ricerca di libri rari e particolari, i collezionisti e librai di Verona tremavano in cuor loro, perché quell’uomo dal fiuto di un segugio sarebbe subito riuscito a scoprire qualcosa di importante, accaparrandoselo per la biblioteca che stava allestendo nel nuovo convento. Il patrimonio librario allora in commercio, proveniva spesso dai monasteri soppressi anni prima da Napoleone. La sua ricerca, con un permesso particolare del Papa Gregorio XVI, non si fermava solo a Verona ma i volumi provenivano da Padova, Venezia, Parigi. Manoscritti antichi, incunaboli, edizioni preziose come l’Opera del Baronio edita dal Mansi, e quella del teologo gesuita P. Francesco Suarez.
Mi hanno raccontato che negli anni dell’immediato dopoguerra, anche P. Cornelio Fabro si aggirasse fra le bancarelle di Roma o nei negozietti degli antichi librai alla ricerca di opere rare ed importanti. Erano gli anni in cui le distruzioni della seconda guerra mondiale potevano disperdere nei dimenticatoi più impensati e nell’abbandono più totale libri e testi di grande ricchezza ed importanza. Ed anche per il nostro confratello gli orizzonti della ricerca si aprirono sull’Europa ed oltre, a formare quella preziosissima biblioteca di circa trentamila volumi che ora possediamo.
Quasi spontaneamente ho sempre accostato in questa luce la figura di questo religioso stimmatino al suo Fondatore.
Nelle intenzioni di San Gaspare Bertoni la ricerca non era finalizzata al mero piacere letterario o ad una qualche mania di collezionismo, ma aveva lo scopo di creare i mezzi per una preparazione profonda e completa dei suoi discepoli al compito di evangelizzatori come “Missionari Apostolici”. Antonio Bresciani, gesuita, tra i fondatori della rivista Civiltà Cattolica, assicura che «era voce comune in Verona che Don Gaspare fosse, oltre che profondo negli studi teologici, eziandio profondo conoscitore nelle lettere greche, latine e italiane».
E così P. Cornelio. Per lui tutto era guidato dal desiderio profondo, direi quasi dall’ansia, della ricerca su Dio e sull’uomo: nel solco della libertà per la verità e della verità nella libertà.
Mentre con grande gioia accompagno il nascere di questa prima biografia di P. Cornelio Fabro, qui presentata dalla cara e per tanti anni sua fedelissima segretaria Suor Rosa Goglia, vorrei esprimere sinteticamente su di lui un unico pensiero.
Il Fabro filosofo, teologo, saggista, studioso, scrittore, insegnante non può mai essere separato dal Fabro discepolo di Cristo, uomo di profonda spiritualità, religioso e sacerdote.
Le sue riflessioni, le intuizioni filosofiche e teologiche, il mondo del suo sapere sono sempre stati per lui l’anima della sua fede e del suo credere e nel contempo la sua vita spirituale di cristiano era il motore trainante della sua ricerca e del suo lavoro.
Solo in questa cornice si possono comprendere tanti momenti della sua vita, dove con facilità ed estrema naturalezza egli passava dalle cattedre delle università e dai convegni filosofici a livello mondiale, dai momenti di studio e di composizione di saggi, dai dibattiti accesi nei circoli culturali degli amici, al semplice momento di preghiera personale con la recita del breviario o del rosario, alla celebrazione dell’Eucaristia e all’omelia domenicale per i suoi fedeli di Santa Croce al Flaminio, al servizio pastorale del confessionale in Basilica, ai quattro calci al pallone nel cortile dell’oratorio, scambiati con vero tifo calcistico con i ragazzi della parrocchia e ad un buon bicchiere di Piculit o Tocai, vini famosi della sua terra friulana, condivisi in amicizia con i confratelli della sua comunità.
Ai lettori l’augurio che scorrendo queste pagine possano non soltanto conoscere fatti, episodi, curiosità della sua vita, ma anche percepire la passione dello studioso per la Verità e il profondo spirito di un discepolo di Cristo.
P. Andrea Meschi
Sup. Gen. Stimmatini
Premessa
Il criterio seguito nella stesura del percorso biografico e culturale del filosofo friulano è cronologico-tematico. Si tratta di una biografia complessa in cui – come egli stesso dice – «l’elemento biografico ha condizionato e spinto dall’intimo il cammino del pensiero».
Ho attinto le informazioni da note di archivio, da inediti sparsi, tra l’altro non soltanto in mio possesso, ove egli descrive i ricordi della sua vita e l’intrecciarsi delle vicende e delle traversìe che s’intersecano in un vissuto dove l’impegno e la profusione di energie non conoscono sosta e cedimenti.
Confesso che alcune accentuazioni e sottolineature hanno il timbro della conoscenza personale, sono indugi sui quali il nostro filosofo ritornava spesso nelle conversazioni o disseminava qua e là nei suoi scritti e nelle sue lezioni accademiche.
In questa indagine sono stata come sospinta dalla correzione a getto continuo delle bozze relative alle varie pubblicazioni che mi costringeva ad un dialogo e confronto spesso serrato e stringente con l’autore; non sembri una ripetizione qualche particolare a volte ripreso, perché ciò ha lo scopo di rivelare altre angolature: come nei tornanti dei sentieri di montagna ove lo sfondo in ascesa è sempre lo stesso e sempre nuovo.
Certamente non è la migliore delle biografie, molto rimane nelle pieghe dei fogli, anche per lo spessore e la poliedricità di questo pensatore, ma bisognava pure aprire un varco sull’infinito della sua ricerca e della sua profondità spirituale, umana, culturale, scientifica. A questo fine ho cercato di dare ampio spazio alle parole dell’autore, dei recensori e della critica.
Molto devo alla preziosa collaborazione dell’insegnante Annamaria D’Ambrogio che con intelligenza e dedizione dava sistemazione alla biblioteca di P. Fabro: tre vani al piano terra e due al terzo piano nelle stanze del suo studio. Per la stesura di questi appunti mi ha offerto validi suggerimenti, sobbarcandosi alla fatica della trascrizione del lavoro. Anche per lei, come per me, le carte che ci scorrevano davanti non erano fredde ed impersonali, ma continui richiami a chi quelle vicende descritte aveva vissuto ed altre ne richiamava alla memoria.
Ringrazio i Confratelli di P. Fabro, i Padri Stimmatini, per avermi messo a disposizione le testimonianze di alcuni di loro e le ricche annotazioni delle Cronache di comunità, Padre Elvio Celestino Fontana, Dottore in Filosofia e Direttore del Progetto Culturale Cornelio Fabro per la revisione tipografica di tutto il lavoro, i religiosi e le religiose del Verbo Incarnato che lavorano nel medesimo Progetto, nonché il nipote Claudio Fabro per alcune ricerche di archivio.
Ringrazio anche i lettori che benevolmente vorranno perfezionare questo lavoro.
Rosa Goglia