Opere Complete, vol. 34
«Cominciamo con una domanda: “È utile, per l’uomo moderno, è opportuno, può avere qualche senso che non sia una pura curiosità erudita, il ritornare a Tommaso d’Aquino?”. Dal suo tempo ad oggi la conoscenza del mondo ha ormai più volte cambiato la sua figura: non solo la scienza e la tecnica hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere e la stessa concezione del mondo fisico e biologico, ma con essa anche l’ago magnetico che misura le oscillazioni dello spirito ha cambiato direzione, anzi procede in senso opposto. Non si procede più dal mondo (dalla physis) all’uomo come nell’antichità, né da Dio all’uomo come nell’evo cristiano, ma dall’uomo all’uomo: oggi sembra che tutto e ovunque – nell’arte, nella letteratura, nella scienza e per suo tramite nella tecnica – graviti attorno all’uomo». (Avvertenza, p. 5)
«A un secolo di distanza dal richiamo leoniano di fare scudo attorno a san Tommaso, sia per penetrare le istanze proprie della ragione e della fede, sia per accogliere come si deve la nuova stagione della scienza e delle rivendicazioni legittime della soggettività moderna, e pertanto della dignità infinita che compete alla libertà di ogni persona umana, bisogna convenire che quel richiamo oggi, di fronte all’incombente minaccia di una conflagrazione che avrebbe proporzioni apocalittiche, diventa profetico e suona più attuale che mai». (Il futuro del Tomismo, pp. 231-232)
Cornelio Fabro
Avvertenze riguardanti il volume
Il presente volume dal titolo Introduzione a San Tommaso. La metafisica tomista e il pensiero moderno è frutto di un arricchimento e approfondimento di opere precedenti. Un primo lavoro di Fabro su questo argomento apparve nelle voci dell’Enciclopedia Cattolica: «Tommaso d’Aquino, santo» (vol. XII, coll. 252-297) e «Scolastica» (vol. XI, coll. 121-140); il secondo fu il volumetto dal titolo Breve Introduzione al Tomismo, (Desclee & C. - Editori Pontifici, Roma - Parigi - Tournai - New York 1960; vol. 16 delle Opere Complete, EDIVI, Segni 2007); il terzo è il presente volume che arrichisce il precedente ed ha conosciuto due edizioni, una in vita di C. Fabro (Ed. Ares, Milano 1983), l’altra postuma ed ampliata (Ed. Ares, Milano 1997) che include altri 3 importanti testi: la prolusione su San Tommaso maestro di libertà, tenuta al Campidoglio il 7 marzo 1974 per il VII Centenario della morte del Dottore Angelico; alcune tesi tomistiche pubblicate con il titolo Metafisica e antropologia - L’ordine morale in 19 tesi in Studi Cattolici, n. 276 (1984), e 15 tesi di Filosofia della natura, pubblicate con il titolo L’emergenza dell’atto nella riflessione speculativa in Cinquant’anni di Magistero teologico - Scritti in onore di mons. Antonio Piolanti nel 50.mo del suo sacerdozio (Libreria Editrice Vaticana, 1985).
Negli ultimi anni sono apparse opere di grande valore che presentano la vita e l’opera di S. Tommaso e che – grazie alla loro ricca documentazione – permettono una migliore conoscenza del contesto storico-dottrinale dei problemi speculativi che l’Aquinate ha dovuto affrontare. Segnaliamo ad es. di J. A. Weisheipl, Tommaso D’Aquino - Vita, pensiero, opere, Jaca Book, Milano 2016, o di J.-P. Torrell, Amico della verità: vita e opere di Tommaso d’Aquino, ESD, Bologna 2006. Con queste opere è possibile forse aggiornare e completare i primi due capitoli del presente testo. L’importanza e il valore insostituibile di questo volume rimangono comunque invariati, l’Autore riesce sicuramente nel suo originario intento di proporre lo studio di S. Tommaso (Cfr. Avvertenza, p. 6) tracciando “un itinerario essenziale dell’Uomo e della sua Opera, come guida per i giovani che si apprestano a penetrare per proprio conto il significato e la struttura interiore della speculazione tomistica” (BiT, p. 5).
Raccogliamo alcune parole dello stesso Fabro che possono dare al lettore una prima visione del volume:
a) Sull’Aquinate: nella «totale dedizione a Dio nella ricerca della verità, Tommaso ha visto l’ideale della sua vita, ed è da qui che essa trae il suo incanto e la sua luce... Giovinetto nel monastero di Montecassino, faceva spesso ai suoi maestri la domanda: “Chi è Dio?”. Per tutta la vita non fece che riflettere sulla risposta, e la brama di giungere alla visione di Dio senza veli divenne bruciante fiamma di cui, non ancora cinquantenne, morì consunto» (p. 24).
b) Sull’importanza della distinzione essenza-atto di essere: «Questa controversia sulla distinzione (reale oppure di ragione) fra essenza ed esistenza nelle creature ha tenuto in tensione l’intera metafisica scolastica per sette secoli, con un risultato del tutto negativo per il tomismo, che aveva fin quasi da principio smarrito la strada maestra dell’esse come actus essendi del suo Maestro, ossia dell’esse ut actus, che è stato scambiato con l’esse in actu o con l’esse actu, che possono ben indicare, e così infatti è stato inteso, l’esistenza come fatto (exsistentia) ossia come essere = existere extra causas. Di qui lo spostamento profondo dei principali problemi della metafisica, quali la struttura dell’ente finito, i rapporti della creatura con Dio in virtù della creazione e di Dio con la creatura (con i tremendi problemi della prescienza e della predestinazione), della onnipotenza divina di fronte alla libertà delle creature spirituali... Di qui lo scarso rilievo all’immanenza metafisica dell’atto di essere come fondamento dell’essere in atto dell’ente e, nelle sostanze spirituali, della coscienza nell’attività dell’intelletto e della volontà e dell’immanenza fondativa di Dio nelle creature per essentiam, per potentiam, per praesentiam. Tutto questo fa capo alla nozione di Dio come esse subsistens, a differenza di Aristotele e di Hegel (e di Eckhart e di Giovanni di san Tommaso), che lo vogliono anzitutto e formalmente “pensiero puro”» (pp. 219-220).
c) Sul problema del cominciamento, il primum cognitum: «La conclusione di queste nostre annotazioni dovrebbe essere a suo modo un inizio, quasi un cominciamento (Anfang) in senso radicale, nel senso cioè di un invito per un impegno verso una fondazione originaria della verità dell’essere dell’ente. Si tratta di prendere atto che la “filosofia come sistema” è finita nella negatività del suo procedere astratto, sia scolastico come moderno. Si tratta ancora di riportarsi all’orizzonte di apertura originaria alla verità mediante la “riflessione fondamentale” (non astrazione né intuizione) sul primum cognitum che è l’apprensione immediata dell’ens, sul primo “plesso” dell’ens che è la composizione reale di essentia ed esse e infine sul primo “nesso” all’interno dell’ens che è la nozione di partecipazione. Ci sembra che un siffatto itinerario può riportare il tomismo alla sua riflessione e semantica originaria e riesce a far incontrare, senza identificarle o confonderle, l’oggettività del fondamento, che è il plesso dell’ens, e la soggettività della fondazione, che è la responsabilità esistenziale della libertà della persona per l’impegno nella ricerca e conoscenza della sua verità e quindi per l’apertura al dialogo e alla partecipazione al dramma dell’uomo moderno» (p. 228).
P. Marcelo Lattanzio, IVE
14 settembre 2016